Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Roma, Camera dei deputati, 2 maggio 2007 MARCO BOATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, signor presidente della I Commissione, colleghe e colleghi, credo, pur nella proliferazione forse eccessiva di questo tipo di iniziative, che sia particolarmente giusto in questo caso istituire un giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di analoga matrice. Ciò per molte ragioni che cercherò brevemente di illustrare, ma anche per il fatto che, purtroppo, in recenti inchieste sociologiche svolte nelle scuole di alcune delle città che sono state teatro delle stragi più efferate perpetrate negli anni Settanta e Ottanta, è risultato che la stragrande maggioranza degli studenti non conosce la matrice e la natura di quelle stragi e genericamente attribuisce, per esempio - ed è un po' agghiacciante che ciò avvenga dato che non sono passati secoli -, la responsabilità della strage di piazza Fontana alle Brigate rosse, formazione terroristica che all'epoca non era neppure sorta, dato che nacque circa un anno e mezzo o due anni dopo. Quindi è bene richiamare in questa circostanza, signor Presidente, colleghi, la complessa articolazione che il fenomeno del terrorismo e delle stragi ha avuto nel nostro Paese. Intendo fare riferimento a cinque filoni che, in qualche modo, coprono tutte le vicende che si sono verificate in Italia. Il primo è quello che riguarda la strategia della tensione e delle stragi. Si tratta di un fenomeno che ha avuto diverse matrici e che purtroppo ha trovato in alcuni casi - come è riscontrato da molte indagini giudiziarie - complicità istituzionali da parte di alcuni settori degli apparati dello Stato. Il secondo fenomeno che rientra nella complessiva vicenda del terrorismo è quello del terrorismo di sinistra. Mi riferisco alle Brigate rosse, a Prima linea, ad Azione rivoluzionaria, ma anche ad altre formazioni cosiddette «minori», che tuttavia non hanno inciso meno gravemente nella storia del nostro Paese. Il terzo fenomeno è quello del terrorismo esplicitamente e dichiaratamente di destra. Mi riferisco a fenomeni come Ordine nuovo, Ordine nero, Avanguardia nazionale e i Nar, una formazione del tutto particolare, ma ci sono state altre sigle che hanno caratterizzato il terrorismo di destra. In quarto luogo mi riferisco al terrorismo politico-mafioso, un fenomeno che ha caratterizzato a più riprese la storia del nostro Paese, sul quale tornerò tra poco. La quinta dimensione del terrorismo e delle stragi a cui voglio fare riferimento è quella del terrorismo di matrice internazionale. Il terrorismo di matrice internazionale ha avuto due articolazioni (citerò due episodi esemplificativi): una all'interno del nostro paese, con stragi e fenomeni terroristici realizzati in Italia ma con una matrice internazionale (l'episodio più grave è la strage di Fiumicino del 16 dicembre 1973), un'altra che ha colpito l'Italia in territorio estero (l'episodio che tutti conoscono, anche perché è il più recente ed anche il più grave, è la strage di Nassiriya del 12 novembre 2003). Non vorrei parlare in questa sede di fenomeni di gravità inaudita come le stragi e gli attentati dell'11 settembre 2001 a New York e Washington (anche se in alcune delle proposte di legge e nel dibattito al Senato se ne è parlato) perché ci riferiamo, in un contesto di carattere internazionale che deve sempre essere tenuto presente, a vicende terroristiche che riguardano l'Italia e che hanno martoriato il nostro paese. Come è stato già accennato dal relatore che mi ha immediatamente preceduto, sono state prospettate diverse possibili date per il giorno della memoria nelle proposte di legge ed anche nel dibattito, molto lungo ed anche molto tormentato, svoltosi nella 1a Commissione affari costituzionali del Senato, che poi per fortuna si è concluso con un voto unanime. Mi riferisco, in modo particolare, al 12 dicembre 1969, la data della strage di piazza Fontana a Milano (la prima di una serie di stragi che hanno caratterizzato il nostro paese per tutti gli anni Settanta e Ottanta), alla strage sul treno di Gioia Tauro nel 1970 e alla mancata strage davanti al tribunale di Trento nella notte tra il 18 e il 19 gennaio 1971. Si trattò di strage mancata per ragioni puramente casuali (che ora non ricordo), ma che, se si fosse pienamente realizzata, secondo il perito Teonesto Cerri che allora esaminò l'ordigno, avrebbe provocato circa cinquanta morti fra gli studenti del movimento studentesco e della sinistra extraparlamentare di allora attribuendo a loro stessi la responsabilità, mentre il processo che si celebrò portò all'arresto di due confidenti dei servizi segreti italiani, di un colonnello del SID, di un colonnello dei carabinieri e di un vice questore della polizia accusati di favoreggiamento nei loro confronti. Non è il caso di ricordare che tutti poi furono assolti. Mi riferisco inoltre alla strage di Brescia del 28 maggio 1974, alla strage sul treno Italicus del 4 agosto 1974, alla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, alla strage sul rapido Napoli-Milano che si verificò, come quella dell'Italicus, nella galleria di San Benedetto Val di Sambro il 23 dicembre 1984 e che aveva caratteristiche diverse, probabilmente di matrice politico-mafiosa. L'inizio di questa catena spaventosa di stragi, ripeto, è segnato dalla data del 12 dicembre 1969. Vi è poi una seconda data, quella che caratterizza la proposta di legge al nostro esame, che è il 9 maggio 1978, giorno dell'assassinio del presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro ad opera delle Brigate rosse. In relazione a questa terribile vicenda, nel corso del dibattito al Senato, alcuni colleghi avevano ipotizzato, in alternativa, la data del 16 marzo, in ricordo del 16 marzo 1978, che, come tutti ricordano, fu il giorno del sequestro del presidente della DC Aldo Moro, ma anche dell'assassinio della sua scorta. Mi riferisco anche alla data del 23 maggio 1993, giorno della strage di Capaci, in cui furono assassinati il giudice Falcone, sua moglie e la loro scorta (si tratta di un'altra delle stragi di carattere politico-mafioso cui ho fatto riferimento), e a cui seguì, poche settimane dopo, l'assassinio del giudice Borsellino. Mi riferisco inoltre, e da ultimo - sono infatti queste le date ipotizzate nel corso del dibattito al Senato e nelle diverse proposte di legge - al 12 novembre 2003, data, come già ricordato, della strage di Nassiriya. Come ho già accennato, altre proposte ipotizzavano la data dell'11 settembre, con riferimento all'11 settembre 2001, giorno degli attentati di New York e di Washington, ma ritengo che sarebbe stato del tutto inopportuno compiere una simile scelta in relazione alle vicende del terrorismo e delle stragi nel nostro paese. Fra l'altro, ieri, 1o maggio, si è ricordato anche il sessantesimo anniversario della strage politico-mafiosa di Portella della Ginestra, avvenuta in Sicilia il 1o maggio 1947, che fu la prima strage dell'immediato dopoguerra e che segnò profondamente la storia politica italiana. Personalmente ho sottoscritto due proposte di legge: la n. 1995, presentata dalla collega Zanella e sottoscritta anche dalla collega D'Antona, e la n. 2007, presentata dalla collega Zanotti e sottoscritta da decine di deputati. Entrambe le proposte di legge propongono la data del 12 dicembre, con riferimento alla strage del 12 dicembre 1969, come giorno della memoria dedicato alle vittime delle stragi e del terrorismo. La proposta di legge oggi in esame, illustrata poco fa dai due colleghi relatori e della quale è prima firmataria la senatrice Sabina Rossa - figlia dell'operaio Guido Rossa, assassinato dalle Brigate rosse -, dopo l'ampio dibattito svoltosi in Commissione affari costituzionali del Senato propone di istituire, come giorno della memoria, la data del 9 maggio, in riferimento all'anniversario dell'assassinio del presidente della Democrazia cristiana, Aldo Moro, avvenuto il 9 maggio 1978 ad opera delle Brigate rosse: evento terribile dal quale, l'anno prossimo, saranno trascorsi trent'anni. Come ho già dichiarato in sede referente, nel dibattito svolto nella Commissione affari costituzionali, personalmente e a nome del gruppo dei Verdi preannuncio fin d'ora il voto favorevole sulla proposta in esame che, dopo un lungo e travagliato dibattito, ha ottenuto alla fine il consenso unanime da parte della Commissione affari costituzionali del Senato, che l'ha approvata prima in sede referente e poi anche in sede deliberante. Tuttavia, come ho già fatto in sede referente, voglio ricordare pacatamente anche in quest'aula che il gruppo dei Verdi avrebbe preferito che per il giorno della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi fosse stato individuato il 12 dicembre, anniversario della strage di piazza Fontana. Fu infatti quella, colleghi, la data che ha segnato il vero e proprio inizio della strategia della tensione e delle stragi, che fu la più feroce e criminale forma di terrorismo indiscriminato verso cittadini qualunque, che morirono solo perché casualmente erano presenti in una banca (a Milano), in una piazza (a Brescia), in un treno (nelle diverse vicende che ho ricordato, di cui la più famosa, ma non l'unica, è quella del treno Italicus), in una stazione ferroviaria (tutti ricordano la più terribile fra tutte le stragi italiane, avvenuta il 2 agosto 1980 a Bologna). Prima di allora vi erano stati sia la strage di Portella della Ginestra, il 1o maggio 1947 in Sicilia, sia il terrorismo in Alto Adige, in parte di matrice interna - nella sua prima fase storica - in parte anche di matrice internazionale. Su tale ultimo fenomeno nel 1992 presentai una relazione alla Commissione stragi, presieduta dal senatore Gualtieri, che venne approvata all'unanimità. Ma fu la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 a dare inizio ad una vera e propria stagione terroristica, non episodica e non concentrata in un singolo territorio regionale (Sicilia o Alto Adige, come ho ricordato poco fa), ma estesa a tutto il territorio nazionale. Non è un caso che il 12 dicembre 1969 sia diventato, per questi aspetti, come dicono gli storici, una data «periodizzante», che separa nettamente un «prima» e un «dopo» nella storia italiana. Il terrorismo politico e le stragi hanno colpito, innanzitutto, un numero terribilmente elevato di cittadini qualsiasi, oltre che uomini politici, magistrati, docenti universitari, appartenenti alle varie forze di polizia, giornalisti, operai come Guido Rossa, che ho già citato: proprio per questo avremmo preferito che si scegliesse, per il giorno della memoria, la data del 12 dicembre, anniversario della strage di piazza Fontana, alla quale seguì una lunghissima scia di sangue e di morte. Pur avendo una grande e sempre crescente stima per la figura storica, politica ed umana di Aldo Moro e pur considerando il suo omicidio uno degli eventi più gravi della storia italiana del dopoguerra - forse il più grave da questo punto di vista -, avremmo preferito che il Parlamento non scegliesse, come data di riferimento, l'assassinio di un altissimo esponente politico, membro del Parlamento stesso: avremmo preferito, appunto, che fosse scelto il 12 dicembre come data per individuare l'inizio di queste tragiche vicende che hanno colpito moltissime persone, ma soprattutto, in modo indiscriminato, cittadini anonimi. Tali riserve, che ho espresso - con il massimo di pacatezza possibile - come forma di riflessione e di dialogo parlamentare, rivestono carattere storico-politico più che giuridico; tuttavia, confermo la condivisione, da parte dei Verdi, della proposta di legge in esame e mi auguro che, fin dal prossimo 9 maggio 2007 - e cioè fra poche settimane - e poi in ogni anno a venire, si sappia veramente, da parte di tutti - cito testualmente la proposta di legge in esame - «conservare, rinnovare e costruire una memoria storica condivisa in difesa delle istituzioni democratiche». Questo oggi non avviene.
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MARCO BOATO |
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